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Gen

Come posso staccare mio figlio dai videogiochi?

Regole di sopravvivenza genitori-figli sull’uso dei videogames

Alla soglia del 2020 possiamo facilmente ammettere che i videogiochi sono entrati a fare parte delle nostra quotidianità, in particolare nella vita dei bambini. Ormai è una consuetudine passare davanti ad una scuola e vedere gli alunni che aspettano l’entrata inchiodati sui loro telefonini, per fare l’ultima partita prima del suono della campanella o entrare in un ristorante e vedere al tavolo accanto qualche bambino “parcheggiato” di fronte allo smartphone, invece di correre fra i tavoli.

Il problema spesso sorge nel momento in cui decidiamo che è arrivato il momento di farli smettere, o perché abbiamo finito la cena ed è “ora di andare”, o perché bisogna cominciare a fare i compiti, o semplicemente perché ci accorgiamo che è passato troppo tempo da quando nostro figlio ha accesso la consolle o il cellulare. Sono rare le volte in cui ci verrà risposto “Va bene, spengo immediatamente”, sarà molto più probabile l’inizio del solito braccio di ferro: “aspetta, finisco la partita”, “dai solo altri 5 minuti”, fino all’insorgere di veri e proprio comportamenti oppositivi (talvolta anche aggressivi).

Parlare di dipendenza da videogames è ormai troppo generico (leggi anche I social network e il loro effetto sulla mente). Un articolo uscito sul Wall Street Journal mette in evidenza come il problema sia soprattutto neurologico: in questo tipo di comportamento viene imputata principalmente la corteccia prefrontale, la parte del cervello deputata alla gestione degli impulsi, e il sistema della ricompensa, dato che il nostro cervello è programmato per ricercare un appagamento. L’appagamento arriva nei videogiochi al termine di una partita, nel momento in cui c’è stato un esito positivo, ma sarà anche la frustrazione della sconfitta a farci cominciare una nuova partita.

Inoltre i videogiochi attuali sono programmati in maniera tale che le partite siano brevi (come per esempio quelli degli smartphone) e che ci siano sia degli aspetti di crescita di difficoltà rispetto al livello (in maniera tale da non abituarsi all’appagamento iniziale), ma anche rispetto ai personaggi che di volta in volta possiamo acquisire. Ciò comporta che a volte si è costretti a “shoppare” (acquistare) per rimanere al passo con gli altri utenti. I videogame sono concepiti per offrire piccole ricompense intermittenti e non conclusive, che spingono a continuare il gioco. La fine in realtà non esiste perché le app vengono aggiornate in continuazione, con nuovi livelli da superare o nuovi personaggi da sbloccare.

Forse adesso sarà più chiaro il motivo per cui è difficile interrompere un videogame, ma come poter risolvere questo problema?

In primis bisogna stabilire insieme ai bambini un sistema di regole di base condiviso, in particolare sulla quantità di tempo che si può trascorrere a giocare (preferibilmente non più di un’ora al giorno). L’importante è che tale quantità non sia variabile. Spesso alcuni genitori preferiscono parcheggiare i figli davanti ad un televisore durante il fine settimana, per poi pretendere di limitarne l’uso solo quando gli fa più comodo.

In ogni caso, aiuta anche avvisare i bambini una manciata di minuti prima dell’interruzione, in modo che si possano autoregolare (può essere utile mettere un timer che suoni allo scadere del termine del tempo). E’ inoltre utile fare delle pause, durante il gioco, in maniera tale che non si arrivi ad uno stato di alienazione e che ci sia un tempo di recupero della stanchezza cognitiva e visiva. Proprio perché questa stanchezza può, a volte, limitare le performance cognitive ed attentive, sarebbe sicuramente più opportuno fare prima i compiti e successivamente iniziare a giocare.

Ovviamente il contenuto dei videogame deve essere sempre adatto all’età del bambino, ci sono giochi che possono addirittura favorire lo sviluppo di competenze e il potenziamento di altre.

E’ fondamentale che l’uso dei videogiochi sia limitato e sia sempre alternato ad attività sportive, di gioco all’aperto e di socializzazione con gli altri. Si dovrebbe evitare il più possibile di avere le consolle o i telefonini nelle proprie camere, per poter essere supervisionati dagli adulti, perché dato che il sistema di regolazione e della ricompensa del bambino non è ancora sufficientemente maturo, serve un limite imposto dall’esterno, ovvero dal genitore.

Infine, il genitore deve essere il primo a rispettare tali regole, limitando l’uso del proprio smartphone, altrimenti non possiamo arrabbiarci quando nostro figlio non si riesce a staccare dai videogame quando siamo noi i primi a non riuscire a staccarci dai social.

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